Review sui lavori di Franco Scaldaferri e colleghi della Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS (Roma) di recente pubblicazione su Clinical Gastroenterology and Hepatology’s.
SARS-CoV-2: considerare anche l’apparato gastrointestinale come sede di infezione e possibile trasmissione è fondamentale nella corretta gestione dell’emergenza. È quanto emerge da una review del Policlinico "A. Gemelli" di Roma.
Il target del virus SARS-CoV-2 (Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2) è ormai noto che siano le vie dell’apparato respiratorio, ma sembra che un ruolo importante nella migrazione dell’agente virale sia quello del sistema intestinale.
Si parla quindi di un “asse-intestino-polmone”, dove le popolazioni batteriche locali mediano questa interazione, probabilmente spiegando la diversa suscettibilità individuale all’infezione fra individui.
Il coinvolgimento intestinale è spiegato dalla presenza di RNA virale nelle feci dei pazienti e dai sintomi gastroenterici che si manifestano nel 40% della popolazione infetta: diarrea (9.6-16%), nausea e vomito (6.6-15.3%), dolore addominale (5.7 -14.5%).
In particolare, il virus attiva una cascata infiammatoria con rilascio di citochine IL-12, IL6, IL17 e il TNF (fattore di necrosi tumorale) e pare che il suo principale target sia l’enzima ACE2 (Angiotensin Conversion Enzyme 2), espresso sia nelle cellule polmonari che quelle intestinale. Questo enzima, alterandosi, viene limitato nella sua funzionalità immunitaria e microbica.
Il microbiota intestinale gioca quindi un ruolo importante in questo contesto, poiché regola le risposte immunitarie locali e sistemica e ne influenza composizione e caratteristiche. Una disbiosi quindi potrebbe aumentare le probabilità di essere contagiati dal COVID-19 e/o influenzarne la sintomatologia, proprio grazie alla capacità di regolazione immunitaria del microbiota.
Recenti evidenze confermano e supportano la connessione bidirezionale dei due sistemi anche da un punto di vista linfatico. Infatti in caso di infiammazione le cellule linfoidi intestinali possono traslocare a livello respiratorio.
Si suppone che l’alterazione della barriera intestinale influenzi la condizione polmonare, mediante traslocazione batterica e di metaboliti, scatenando così una risposta immunitaria.
Nel caso specifico COVID-19, non è ancora possibile confermare con certezza la correlazione tra i due sistemi, ma le linee guida cinesi implicano l’uso di probiotici in pazienti gravi, proprio per salvaguardare l’equilibrio intestinale e contrastare il diffondersi di infezioni.